Il Patire – Storia e colori di un’antica abbazia – di Giovanni Sapia

13,00

La chiesa, esternamente quasi intatta, resiste al tempo e ad una lunga vicenda d’incuria, d’ignoranza, di pressapochismo, d’interesse, mostrando chiari i segni dell’architettura normanna.

[…]

Il visitatore che raggiunge, dal piano o dalla montagna, il piccolo altopiano, se la trova negli occhi d’improvviso, in un’impeto muto, e coglie in un fascio il sacro e l’eterno. Abbarbicata alla terra con invisibili artigli, impone già in questa affaciata d’oriente la solenne e insieme leggiadra signoria antica attraverso le tre absidi, ciascuna con cinque archeggiature e lesene policrome, risultanti da tondi che racchiudono una stella. La centrale, più ampia, nella quale si apre una finestra strombata, ha gli spigoli decorati da colonne in travertino con capitelli corinzi.

Voi non vi ponete questioni di stile, tutti presi come siete da quel concorso armonioso di tono e di forme, di tecnica, estro e grazia, teso a comporre, nell’inesausta fantasia dell’autore, un monumento di bellezza.

Giovanni Sapia
[dal cap. La Chiesa e il Tempo]

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Descrizione

La chiesa, esternamente quasi intatta, resiste al tempo e ad una lunga vicenda d’incuria, d’ignoranza, di pressapochismo, d’interesse, mostrando chiari i segni dell’architettura normanna.

[…]

Il visitatore che raggiunge, dal piano o dalla montagna, il piccolo altopiano, se la trova negli occhi d’improvviso, in un’impeto muto, e coglie in un fascio il sacro e l’eterno. Abbarbicata alla terra con invisibili artigli, impone già in questa affaciata d’oriente la solenne e insieme leggiadra signoria antica attraverso le tre absidi, ciascuna con cinque archeggiature e lesene policrome, risultanti da tondi che racchiudono una stella. La centrale, più ampia, nella quale si apre una finestra strombata, ha gli spigoli decorati da colonne in travertino con capitelli corinzi.

Voi non vi ponete questioni di stile, tutti presi come siete da quel concorso armonioso di tono e di forme, di tecnica, estro e grazia, teso a comporre, nell’inesausta fantasia dell’autore, un monumento di bellezza.

Giovanni Sapia
[dal cap. La Chiesa e il Tempo]

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